Proprio dal cuore della città medievale che vive intorno alla piazza della fontana (l'odierna piazza Cavour), fra la Cattedrale Santa Colomba e i Palazzi comunali, provengono alcuni materiali che rappresentano il gusto decorativo dell'epoca, come il capitello con cornice dentellata, forse dal palazzo dell'Arengo, i piccoli capitelli e le basi binate sobri ed eleganti delle polifore che illuminavano la grande sala al primo piano riservata alle riunioni dell'Assemblea.
Alle figure degli imperatori svevi rimandano un frammento di iscrizione del 1160 che fa riferimento alla discordia fra Vittore ed Alessandro per il seggio papale, regnante il Barbarossa e la Bolla d'oro, promulgata a Rimini nel 1226 da Federico II, con cui veniva conferito il mandato all'Ordine dei Cavalieri Teutonici di evangelizzare la Prussia pagana.
Destinato ad un'ampia pubblicizzazione era il decreto lapidario relativo alla concessione della libertà ai servi, anticamente murato sotto il portico del Palazzo dell'Arengo.
Le monete esposte fanno parte del Medagliere del Museo in cui sono confluite importanti raccolte di collezionisti locali. A specchio di un'economia "inflazionata" e scarsamente autonoma, la circolazione monetaria dei primi secoli è caratterizzata da pezzi in bassa lega metallica di zecche forestiere. Con il rilancio dei commerci e dell'autonomia comunale, dalla metà del XIII secolo Rimini ha una propria zecca che riprende tipi delle emissioni più diffuse ed ha una circolazione locale.La zecca riminese gode di un certo prestigio nell'età malatestiana con le coniazioni di Carlo, Galeotto Roberto e Sigismondo.
La documentazione archeologica di materiale ceramico, assai povera dal Mille all'età comunale, si arricchisce dalla metà del XII secolo per l'introduzione di nuove tecniche e per le trasformazioni nelle abitudini della mensa. Di tradizione alto-medievale sono i recipienti in ceramica senza rivestimento utilizzati per la mescita di liquidi nonché per la cottura di cibi. Ampiamente documentate le "maioliche arcaiche" con esemplari di fabbrica riminese dalla fine del XIV secolo; sui tipici boccali biconici fanno ora la comparsa gli scudi araldici cui possono associarsi lettere come nel caso della K, interpretata come iniziale di Karolus (Carlo) Malatesta. Più discutibile l'attribuzione ai personaggi della casata malatestiana delle lettere isolate, frequenti anche sui boccali con corpo ovoide.