SIMONE CANTARINI Il ritrovato ritratto del poeta Alessandro Tassoni

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orari da mart. a dom. ore 10-19 / chiuso lunedì non festivi / info 0541 793851

UNICUM Racconti al Museo, a cura di Massimo Pulini

Rimini Museo della Città – Manica Lunga
19 giugno – 31 agosto 2021 (prorogata)
orario di apertura: da martedì a domenica ore 10-19 / chiuso lunedì non festivi

Visite guidate: domenica 27 giugno e tutti i venerdì di luglio ore 21.30
costo € 5,00 prenotazione obbligatoria sul sito
www.ticketlandia.com

Simone Cantarini detto Simone il Pesarese fu allievo irrequieto e ribelle di Guido Reni, nume tutelare della pittura bolognese e uno dei massimi esponenti del classicismo seicentesco. Ma Cantarini possedeva un irrefrenabile talento che rivelò in riconosciute qualità interpretative sia che si rivolgesse ai grandi temi religiosi sia che si dedicasse alla ritrattistica.

Cesare Malvasia, che lo conobbe e ne scrisse si sofferma a lungo sugli aspetti negativi e bizzosi del suo carattere e sulle molte situazioni difficili in cui, per la sua presuntuosa superbia e l'ossessiva gelosia, fu coinvolto.
Resta che Simone Cantarini fu il migliore allievo del Reni e l'unico pittore della sua cerchia capace di formulare uno stile fortemente personale: i primi influssi artistici gli provengono dalla cultura tardomanierista marchigiana, ma è il suo ricco pittoricismo, i colori lievemente graduati e le inflessioni nuove nelle pose delle figure che contribuirono ad introdurre a Bologna la pittura più delicata ed intimistica degli ultimi decenni del Seicento.
Nei ritratti Simone il Pesarese si espresse con opere intense e importanti . Per citarne alcune ricordiamo Coppia di anziani, opera comparsa in una asta newyorkese nel 2006 (ora di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna) o il ritratto di Eleonora Albani Tomasi (della Banca popolare dell’Adriatico) eloquente nella posa severa, nello sguardo intenso e diretto, nelle vesti feriali, nella allusione alla preghiera; non ultimo si cita il celeberrimo Ritratto del maestro Guido Reni (Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Ora - scrive Massimo Pulini - «il riemergere di un Ritratto di anziano poeta che portava una attribuzione mai pubblicata a Guido Reni e una identificazione del soggetto nel letterato modenese Alessandro Tassoni, permette di aggiungere qualche riflessione sullo specifico impegno ritrattistico di Simone Cantarini».
Il dipinto che sarà presentato al Museo della Città di Rimini è, secondo lo studioso, riferibile al pennello di Simone Cantarini, ascrivibile per stile e modi, «ai primi tempi della sua permanenza entro la bottega del grande maestro bolognese». Il Ritratto del Tassoni non a caso appare il più reniano tra quelli che di Cantarini si sono recuperati alla conoscenza, afferma sempre Pulini.
Era consuetudine, infatti, la pratica di una ridistribuzione nella bottega del Reni di commesse e partiture pittoriche quando non era possibile assolverle direttamente da parte del maestro, affidandole agli allievi.
Il ritratto era già conosciuto nell’ambito degli studi storico-letterari a partire dal 1935, per essere stato esposto e commentato da Adamo Pedrazzi nella sua “Iconografia Tassoniana”. Riprodotto in seguito da diversi altri studiosi, se ne erano poi perse le tracce fino a questa fortunata riscoperta. Il viso frontale, il languido vibrato pittorico dello sguardo, così come la maniera di lumeggiare e di chiaroscurare sembrano venire da quella cultura baroccesca che l’artista assorbì nella prima metà del Seicento. Si può inoltre confermare l’identificazione del soggetto nel famoso autore de La secchia rapita, Alessandro Tassoni (Modena 1565 – 1635), qui fregiato con una corona di edera.
Probabilmente il dipinto si ispira al bellissimo busto marmoreo secentesco, conservato presso il Museo Civico di Modena con l’effigie del letterato, inventore di un genere poetico che, attraverso la ricostruzione di una guerra medioevale tra Bologna e Modena, riuscì genialmente a coniugare il modello letterario tragico a quello comico.
 Ricordiamo che il Museo della Città possiede un’importante opera del Cantarini, San Giacomo in gloria, del 1640, stendardo della omonima chiesa, dalla luminosità ‘celestiale’ e fortemente accordata sull’idealismo reniano.