Negli ambienti romani, pubblici e privati, era uso richiamare culti e credenze con raffigurazioni di dei ed eroi che, in età imperiale, sempre più numerose invadono abitazioni, sepolture, oggetti di uso.
Le domus di Ariminum rivelano una ricca documentazione a soggetto religioso e mitologico. Notevole fortuna ha il repertorio dionisiaco, con Eros, Dioniso, Priapo, Sileno, a rappresentare le forze propiziatrici della Natura. Attestati Minerva, Fortuna, Asclepio e Orfeo che suona la cetra.
Accanto agli dei tradizionali, i Romani subiscono il fascino delle divinità orientali, prime fra tutte quelle egizie. La dilagante egittomania è documentata a Rimini dalla statua del faraone Psammetico II e dal mosaico di ambiente nilotico con figura umana a testa di canide (Anubi?).
Un riferimento al culto imperiale può cogliersi nell’effigie di Giove Ammone, il dio egizio combattente assimilato al latino Giove, raffigurata su di una decorazione militare (phalera).
Dalla fine del II sec. d.C. è attestata a Rimini la devozione a Giove Dolicheno, divinità di origine siriaca, legata a fenomeni naturali quali il tuono e la folgore. I due altari votivi rinvenuti nel centro della città e a lui dedicati testimoniano un culto organizzato.