Ariminum fu fondata nel 268 come colonia di diritto latino, in seguito alla vittoria romana del Sentino nel 295 e alla definitiva sottomissione dei Senoni nel 283. Quest'area infatti tra la metà del IV e gli inizi del III sec. a.C. si configurava come ager Gallicus sottoposto al dominio dei Senoni. Il settore centrale dell'odierna Rimini era occupato da una comunità ben strutturata e composta prevalentemente da genti umbre. Per volontà del Senato romano, seimila famiglie si spostarono per popolare la zona alla foce dell'Ariminus e l'ager circostante. Il centro fu riorganizzato secondo il piano urbanistico ricordato anche da Vitruvio, con la cinta muraria che doveva proteggere gli abitanti e il reticolo di vie interne che delimitavano gli isolati abitativi. In particolare, il cardo maximus a Via Garibaldi e via IV novembre e il decumanus maximus corrispondeva al nostro Corso d'Augusto. Quest'ultimo assunse poi un particolare rilievo dal II sec. a.C. allorché si trovò a congiungere i terminali delle vie consolari Flaminia (230-220 a.C.) ed Aemilia (187 a.C).
Il foro principale, situato nell'attuale Piazza Tre Martiri, ricopriva un'area assai più vasta. Gli scavi hanno evidenziato l'evidenza di più livelli pavimentali: per l'età repubblicana elementi di arenaria sovrapposti a un piano di frammenti laterizi, per la prima età imperiale grandi lastre calcaree.
Tra le testimonianze della produzione artistica locale di maggior rilievo spiccano un demone alato, una protome taurina ed un Satiro ebbro e Menade, a testimonianza della funzione votiva, come anche i pocola deorum, coppe e piatti a vernice nera con iscrizioni dedicate alla divinità.
Le travagliate vicende politiche del I sec. a.C. segnarono profondamente Ariminum: la colonia divenne municipium tra il 90 e l'82 a.C. e in questi anni furono restaurate sia le mura difensive sia le porte urbiche in opera quadrata: porta romana, che diverrà arco di Augusto, e porta Montanara. A questi anni si datano gli otto capitelli italo-corinzi che dovevano appartenere ad un grande complesso templare, e maestosi monumenti a dado riconducibili alla sfera funeraria.
Nella seconda parte del I sec. la città godette della particolare attenzione prima di Giulio Cesare, poi di Marco Antonio e Ottaviano. Quando quest'ultimo assumerà il titolo di Augusto, dando inizio all'età imperiale, la città di Rimini vedrà un maestoso piano urbanistico, con la realizzazione di importanti e celebri monumenti quali l'arco di Augusto e il ponte sul Marecchia, quest'ultimo portato a termine da Tiberio.
Durante il principato augusteo, tutte le strade urbane furono lastricate e tra via Giordano Bruno e Mentana, fu realizzato un teatro con cavea in mattoni, larga 80 m, che fronteggiava una scaenae frons con ricche colonne in cipollino e trabeazioni in marmo bianco rinvenute a Palazzo Lettimi.
Oltre ai complessi pubblici, spiccano numerosi esempi di raffinatezza artistica, tra cui un ritratto postumo di Augusto, che doveva apparteneread una statua onoraria, una colossale testa di Apollo in marmo pario, una testa di cavallo attribuita al coronamento dell'arco di Augusto e i frammenti di alcuni trapezofori che probabilmente erano situati in foro accanto a sedili per la sosta dei cittadini. Degna di nota è anche una straordinaria copia della testa del Doriforo di Policleto, tra le più celebri sculture dell'antichità.