L’invasione delle tribù galliche che, nel IV secolo, penetrano nella pianura padana, coinvolge anche il Riminese intaccando il sistema di rapporti commerciali con il mondo greco, confermando l’apertura ai mercati etruschi e favorendo gli scambi con l’area adriatica.
La vitalità culturale ed economica dell’abitato alla foce dell’Ariminus prima dell’arrivo dei Romani è ben disegnata dalla varietà delle ceramiche restituite dagli scavi. Dagli strati più profondi che documentano il primo insediamento di quella che sarà l’area urbana, provengono, a fianco di contenitori da cucina in impasto grossolano, raffinate ceramiche da mensa di importazione o di fabbricazione locale che rimandano all’orizzonte produttivo etrusco (in particolare alla zona di Volterra), laziale e apulo: la ceramica a figure rosse; le profonde coppe ansate (skyphoi) suddipinte con il motivo del cd. cigno rosso e della palmetta; i vasetti con le pareti baccellate e le caratteristiche suddipinture in toni chiari, nello stile di Gnathia.