Alcune delle sepolture in urbe presentavano un corredo: tra gli oggetti dall’area del Mercato Coperto due fibbie e una placca a testa bovina per cintura insieme a puntali di armi. La principale necropoli extraurbana, quella lungo la via Flaminia, che intorno alle spoglie del Santo Martire Gaudenzio vide crescere un cimitero cristiano e una chiesa, ha restituito un frammento di croce in oro destinata, secondo la consuetudine longobarda, a essere cucita sul velo funebre, nonché anfore riutilizzate per povere sepolture: si tratta per lo più di grandi contenitori di origine africana che disegnano le vie commerciali dall’età imperiale al VI secolo.
Scavi recenti ai lati della Flaminia hanno portato in luce sepolture che conservavano chiodi delle scarpe del defunto, collane di perle, pettini in osso, bracciali in bronzo. Interessanti l’iscrizione cristiana di Epazia, morta a soli 4 anni, e il mattone romano che reca inciso, fra l’alfa e l’omega, il monogramma di Cristo, in una versione che ha sostituito l’iniziale X di XPISTOS con la croce latina.
Facendo scorrere lo sguardo su pettini in osso, bicchieri di vetro, oggetti di abbigliamento e d’ornamento quali fibbie, fibule, bottoni e perle, sempre da corredi funerari, si passa nella sala successiva: qui si segnala una brocchetta in vetro con beccuccio da una tomba infantile nell’area di Teatro Galli e una bottiglia, anch’essa in vetro, con lungo collo conico, avvolto da filature in pasta vitrea.
A testimoniare la penetrazione del Cristianesimo nel vissuto quotidiano sono anche le semplici lucerne e il vasellame da mensa, sia di produzione locale che di importazione, con simboli quali la croce e la palma del martirio.
Anche gli scavi condotti nel Borgo San Giuliano, all'interno dell'omonimo convento e a poca distanza dal ponte di Tiberio, hanno portato alla luce una sezione dell'antica via Emilia, pavimentata in basoli di trachite, i resti di una domus e di una necropoli con numerose sepolture poste parallelamente alla strada.
Il volto della città fra V e VI secolo è connotato dagli edifici religiosi cresciuti dentro e fuori le mura; fra questi ultimi la chiesa dei SS. Andrea, Donato e Giustina intorno alla quale si era sviluppato un cimitero cui appartengono numerose iscrizioni su pietra: quella di Leone,
affittuario e appaltatore di possedimenti di Teodorico, deceduto a trent’anni nel 523, e quella di Orso, duca di Rimini vissuto fra il IX e il X secolo.
Evoca la Città medievale nel suo cuore cristiano, il bassorilievo (pluteo) dalla chiesa dei SS.Andrea, Donato e Giustina, con al centro un kantharos attorniato da tralci di vite, simbolo del banchetto eucaristico.