Il percorso prende avvio dalle testimonianze provenienti dalle più antiche necropoli distribuite lungo le vie d’accesso alla colonia di Ariminum, quale la Flaminia. Per oltre un miglio dalle mura cittadine facevano ala alla via consolare diretta a Roma imponenti edifici sepolcrali, evocati da un’alta colonna, solenni monumenti funerari, come quelli nella tipica forma a “a dado” in blocchi di pietra coronati da un fregio, o più umili cippi.
Le iscrizioni restituiscono i primi esempi di scrittura epigrafica latina in Italia settentrionale e offrono una miniera di informazioni sulla città del I sec. a.C., un centro economicamente vivace che nutriva una dinamica società multietnica.
Veri e propri status symbol distribuiti secondo un criterio gerarchico di visibilità, i monumenti funerari, attiravano lo sguardo dei viandanti e perpetuavano la memoria dei defunti con dediche che coinvolgevano il lettore.
Rimanda all’ambito religioso la base di un gruppo statuario, oggi perduto, che tre liberti dedicano a loro spese a una divinità di cui non è noto il nome.